ESERCIZI SPIRITUALI:

A COSA SERVONO?

 

«La tua ricchezza è la tua coscienza, il tuo oro è il tuo cuore, che è la tua stanza interiore, dove abita la tua verità più sincera.

Custodisci l'uomo che è dentro di te, non trascurarlo, non averlo a noia come se non avesse valore, perché è il tuo tesoro più prezioso...»

 

  Questo insegnamento di sant'Ambrogio spiega molto bene cosa servono gli Esercizi Spirituali. Essi sono un momento di riflessione e di verifica personale, un momento importante per la crescita interiore, una particolare attenzione che ciascuno deve riservare esclusivamente a se stesso e al suo rapporto con Dio.

 

FForse non siamo abituati a dedicare tempo e interesse a noi stessi da questo punto di vista! Però è davvero importante farlo, perché è un'occasione unica per riflettere seriamente non tanto su cosa faccio. ma piuttosto su chi sono in questo periodo della mia vita, in questa precisa situazione che stiamo vivendo adesso.

 

LLo specchio nel quale rifletterci non può essere che Gesù e la sua vita, perché per ogni cristiano il termine di confronto è Lui e la sua Parola di vita, che in questi giorni ci verrà donata con più abbondanza e con più chiarezza nei diversi momenti in programma durante la giornata.

 

LLo Spirito Santo, con la su forza e la sua luce, ci aiuterà a conoscere meglio noi stessi, le nostre convinzioni, le scelte della nostra coscienza, le abitudini che abbiamo da tempo, gli aspetti più profondi del nostro carattere. Ci guiderà a correggere e a cambiare ciò che non va e a scegliere con più determinazione la via del bene, il modo giusto per rapportarci con gli altri e con la realtà della nostra vita nella quale ci troviamo adesso.

 

LL'augurio che ci facciamo reciprocamente allora è quello di uscire tutti da questi giorni di Esercizi Spirituali diversi da come li abbiamo iniziati, vale a dire più santi, perché la santità è la nostra vocazione e la meta di tutti i cristiani.

 

E allora, "Buoni giorni di Esercizi Spirituali a tutti!"


Il vero maestro sta dentro, dove nessuno può penetrare

13. Voi non avete necessità che qualcuno vi istruisca, perché la sua unzione vi istruisce su tutto (1 Gv. 2, 27).

 Fratelli, che cosa facciamo quando vi diamo questi insegnamenti? Se è la sua unzione quella che vi istruisce su tutto, il nostro è come un lavoro inutile. Perché tanta insistenza nell'istruirvi? Non è meglio affidarvi alla sua unzione, cosicché sia essa ad istruirvi? E' una domanda che pongo a me ed all'apostolo Giovanni. Si degni l'apostolo di ascoltare questo fanciullo che gli rivolge una domanda. Domando dunque a Giovanni: Coloro ai quali tu rivolgevi queste parole, avevano già l'unzione? Tu hai detto: "la sua unzione vi istruisce su tutto". Perché allora hai scritto ad essi questa lettera? Perché istruirli? perché ammaestrarli? perché edificarli?

C’è qui un grande mistero sul quale occorre riflettere, fratelli. Il suono delle nostre parole percuote le orecchie, ma il vero maestro sta dentro. Non crediate di poter apprendere qualcosa da un uomo. Noi possiamo esortare con lo strepito della voce, ma se dentro non v'è chi insegna, inutile diviene il nostro rumore. Ne volete una prova, fratelli miei? Ebbene, non è forse vero che tutti avete udito questa mia predica? Quanti saranno quelli che usciranno di qui senza aver nulla appreso? Per quel che mi riguarda, ho parlato a tutti; ma coloro dentro i quali non parla quell'unzione, quelli che lo Spirito non istruisce internamente, se ne vanno via senza aver nulla appreso. L'ammaestramento esterno è soltanto un ammonimento, un aiuto. Colui che ammaestra i cuori ha la sua cattedra in cielo. Egli perciò dice nel Vangelo: "Non vogliate farvi chiamare maestri sulla terra: uno solo è il vostro maestro: Cristo" (Mt. 23, 8-9). Sia lui dunque a parlare dentro di voi, perché lì nessun uomo può penetrare. Se qualcuno può mettersi al tuo fianco nessuno può stare nel tuo cuore. Nessuno dunque vi stia nel tuo cuore, solo Cristo. Vi resti la sua unzione, perché il tuo cuore assetato non rimanga solo e manchi delle acque necessarie ad irrigarlo. E' dunque il maestro interiore colui che veramente istruisce, è Cristo e la sua ispirazione ad istruire. Quando manca la sua ispirazione e la sua unzione, le parole esterne fanno soltanto un inutile strepito.

Le parole che noi facciamo risuonare di fuori, fratelli, sono quello che un agricoltore è rispetto ad un albero. L'agricoltore lavora l'albero dall'esterno: vi porta l'acqua, lo cura con attenzione; ma, qualunque sia lo strumento esterno che usa, sarà mai lui a dar forma ai frutti dell'albero? lui a rivestire i rami nudi dell'ombra delle foglie? è forse lui che opera simili trasformazioni dall'interno? E chi è a compiere tali cose? Udite l'Apostolo che si paragona ad un giardiniere, considerate che cosa siamo, e ascoltate il maestro interiore: "Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che fa crescere. Né colui che pianta né colui che irriga conta qualcosa, ma colui che fa crescere, Dio" (1 Cor. 3, 6-7). Ecco ciò che vi diciamo: quando piantiamo ed irrighiamo, istruendovi con la nostra parola, non siamo niente; è Dio che fa crescere, è la sua unzione che su tutto vi istruisce.

Dio parla all'anima

1. Ricordate, fratelli, che la lettura di ieri si è arrestata alle parole: "Voi non avete necessità che alcuno vi istruisca, perché la sua unzione vi istruisce su tutto" (1 Gv. 2, 27). Sono certo che vi ricordate di quanto vi ho spiegato: che cioè noi parliamo ai vostri orecchi dal di fuori e siamo come agricoltori che curano l'albero dall'esterno, incapaci di dare incremento e formare i frutti; colui che invece vi ha creato e redento, che vi ha chiamato ed abita in voi per mezzo della fede e dello Spirito Santo, se non è lui a parlarvi nell'intimo, un vano rumore saranno le nostre parole. Da che cosa risulta questa constatazione? Dal fatto che, pur essendo molti, gli ascoltatori non tutti si persuadono di quanto vien detto; restano persuasi soltanto quelli ai quali Dio stesso parla nell'intimo. Ma Dio parla nell'intimo a quelli che gli fanno posto; ora fanno posto a Dio quelli che non lasciano posto dentro di sè al diavolo. Il diavolo vuole abitare nel cuore degli uomini e da lì suggerire loro parole capaci di ingannarli. Ma sentite che cosa dice il Signore Gesù: "Il principe di questo mondo è stato cacciato fuori" (Gv. 12, 31). Da dove? Dal cielo o dalla terra? Fuori dal mondo creato? No, è stato cacciato via dal cuore dei credenti. Una volta estromesso l'invasore, è il Redentore che deve abitare nei cuori, poiché chi ci ha creati ci ha anche redenti. Il diavolo deve limitarsi ormai a combattere dal di fuori e non può vincere colui che regna nell'intimo. Egli combatte dal di fuori, insinuando tentazioni varie: ama colui al quale Dio parla nell'intimo e possiede quell'unzione di cui vi ho parlato, non lo ascolta.