I SALMI, LA NOSTRA PREGHIERA
Estate con i Salmi (1)


In parole giuste - Pregare con i salmi non è facile. I salmi infatti sono nati in una cultura diversa dalla nostra che si esprimeva in un linguaggio che non ci appartiene più. Ma la comunità cristiana li ha sempre conservati gelosamente considerandoli come un tesoro prezioso. Nei Salmi ha riconosciuto il mezzo con cui Dio stesso, come un papà, insegna a parlare con lui. Dio ha infatti considerato e trattato Israele come un figlio primogenito (cfr Es 4,22); al popolo, mediante i profeti, ha rivolto la sua parola; il popolo ascoltò e, un po' alla volta, imparò quel linguaggio e cominciò a rispondere. I salmi sono questa risposta, questo colloquio in cui Dio, per parlare, prende il linguaggio dell’uomo e l’uomo, per rispondere, impara le parole di Dio. Fu una risposta che continuò nel corso di tutta la storia d’ Israele, passando attraverso diverse situazioni nelle quali Dio stesso faceva trovare le parole giuste con cui lamentarsi, chiedere o ringraziare. I salmi sono le parole giuste perché sono le parole che Dio stesso ha posto nella bocca dell’uomo:  “Apri la tua bocca, sarò io il Signore, a riempirla” (Sal 81,11). Sono le parole giuste perché “solo Dio parla bene a Dio” (Pascal).Quelle parole, i salmi, danno forma ora alla nostra preghiera. non dobbiamo così preoccuparci delle parole da dire né lamentarci come Mosè perché non siamo capaci di parlare. Israele, il nostro fratello maggiore, ci consegna le parole giuste che Dio stesso gli ha insegnato e posto sulle labbra. In questo modo la nostra preghiera, modulata sulle parole ispirate del salmi, diventa prima di tutto ascolto di Dio che ha parlato un linguaggio umano. Ma poiché sono preghiera, i salmi diventano anche la risposta dell’uomo, la nostra risposta, a Dio. Così l’uomo fa rimbalzare a Dio la sua stessa parola, La preghiera è certa allora di trovare la strada del suo cuore. Sta qui tutta la bellezza e la grandezza del Salterio.

Gesù ci insegna a pregare - Gesù, maestro di preghiera, insegna che bisogna pregare sempre, senza stancarsi (Lc 18,1). Un giorno, ai discepoli delusi perché non erano riusciti a operare un esorcismo, ricorda che i demoni si cacciano solo con la preghiera (Mc 9,29); solo pregando si possono compiere cose superiori alle sole forze umane. In un'altra occasione Gesù, prendendo lo spunto dalla bellezza dei gigli del campo, insegna a innalzare una preghiera di lode e di fiducia alla provvidenza del Padre che conosce perfino il numero dei nostri capelli (cfr Mt 6,25-54). Nell’ora della prova Gesù, con l’esempio e la parola, insegna che la tentazione si vince vegliando nella preghiera (cfr Me 14,32-36): solo l'assiduità nel rivolgersi a Dio chiamandolo Padre ci libera dal pericolo di fare la nostra volontà e non la sua. Gesù esorta dunque a pregare sempre, in ogni occasione, per ogni necessità.
I salmi ci aiutano a mettere in pratica l’insegnamento di Gesù perché ci educano a estendere la preghiera fino ad abbracciare ogni aspetto e ogni momento dell’esistenza. Nei salmi infatti vi è tutto il mondo umano che dice la sua speranza, grida il suo dolore, canta la sua gioia, innalza la sua preghiera. Tutti i grandi temi della vita si affacciano: la famiglia con le sue gioie, la vita quotidiana con i suoi impegni e i suoi problemi, la vita nazionale con le sue vittorie e le sue sconfitte, il culto del tempio e la ricerca personale di Dio. I salmi sono lo specchio fedele della vita umana. Hanno la voce del mondo, parlano tutte le lingue: quelle della miseria - nel peccato, nella malattia, nella prigione, nell’esilio - e quelle della speranza
I salmi ci educano ad allargare il nostro cuore quando preghiamo fino a essere solidali con tutti i fratelli che vivono in situazioni diverse da quelle in cui noi ci troviamo. “Quando prego con i salmi l'universo diventa mio e tutta l’umanità vive nel mio cuore; attraverso la mia voce, geme e canta, supplica e loda. Niente e nessuno mi è più estraneo. Tutto si fa preghiera”(M. Magrassi).

Gesù, uomo di preghiera - Gesù fu maestro di preghiera non solo con la parola ma soprattutto con l’esempio. Era sua abitudine allontanarsi dai discepoli, dal contatto con la folla per ritirarsi in luoghi solitari e trascorrere notti intere nel dialogo con Dio. Come pregava Gesù? Gesù ha vissuto la preghiera con “uno spirito nuovo”, con lo spirito di Figlio che si rivolge al Padre chiamandolo “Abbà, papà”. Ma Gesù, nello Spinto, ha attinto dai Salmi le parole per trasformare in preghiera tutta la sua vita. Nei suoi viaggi al tempio per le grandi solennità si univa alle lodi festose dei pellegrini; fu sempre fedele alla festa di Pasqua recitando ogni anno i Salmi che rievocano i prodigi di Dio (Hallel: salmi 112[113]; 117[118]; 135[136]). Soprattutto nella passione gridò al Padre la sua supplica in forma di brevi appelli tratti dai Salmi, “La mia anima è triste fino alla morte” (cfr Sal 41[42], 6; 42[43], 5); “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (cfr Sal 21[22], 2); “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito” (cfr Sal 30[31], 6).
I salmi sono diventati la preghiera di Gesù perché egli fu in tutto simile a noi, come noi è stato provato in ogni cosa, escluso il peccato (cfr Eb 4, 15).   
Egli ha condivise la nostra situazione, anche quella di colui che è castigato, di colui che è colpito, di colui che soffre.
I salmi pregati da Gesù diventano il segno della sua umanità, il segno che egli “parla in noi, parla di noi, parla attraverso di noi (Agostino). A nostra volta, quando preghiamo con I salmi noi parliamo di lui, siamo guidati cioè a vivere ogni aspetto della nostra esistenza con lo Spirito che ha animato Gesù. Così anche i salmi più drammatici, nati nell'ora dell’angoscia, nel momento della prova, pregati con Gesù acquistano una luce nuova.

I salmi ci parlano di lui - Gesù, in polemica con i giudei che rifiutavano di riconoscerlo come mandato dal Padre, affermò: “Voi scrutate le Scritture, ma sono esse che mi rendono testimonianza” (cfr Gv 5,39). Apparendo poi ai discepoli, dopo la sua risurrezione, disse: “Bisogna che si compiano tutte le cose scritte da me nella Legge di Mosè, nel Profeti e nel Salmi” (cfr Lc 24,44).
I salmi, dunque, non solo ci fanno pregare con Gesù, ma anche ci parlano di lui. Gli scrittori del Nuovo Testamento, in molte occasioni, ci aiutano a riconoscere come le parole dei salmi si riferiscono a Gesù. È scritto nel salmo 58[69]: “Lo zelo per la tua casa mi divora”,  e Giovanni (2,17) lo applica a Cristo che caccia i venditori dal tempio. È scritto nel salmo: “Tu non hai voluto né sacrifici né offerte. Allora ho detto: Ecco lo vengo” (Sal   39[40],7-9); e nella Lettera agli Ebrei (10,5-10) queste affermazioni diventano il testo dell’incarnazione, la decisione del Figlio all’obbedienza verso Dio, Nel salmo 21[22] è scritto: “Quelli che mi vedono si beffano di me, storcono il labbro, scuotono la testa. Dicono, si è rimesso al Signore, lo liberi, lo sollevi se gli è tanto caro!”; e Matteo e Giovanni scelgono in questi testi i dettagli della passione, le scene del sorteggio e di divisione delle vesti. Grazie a questi e ad altri salmi molti fatti della vita di Gesù, passati inosservati, acquistarono un senso, diventarono un segno. A loro volta, molte espressioni salmiche ricevono il loro significato più pieno quando vengono riferite a Gesù,

Preghiera prediletta della Chiesa - San Paolo scrive ai cristiani di Colossi:  “La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali” (Col 3,16). Come era già avvenuto per Gesù, anche la comunità primitiva ereditò dalla sinagoga le parole per il colloquio con Dio è usò i salmi per pregare in ogni tempo, nella libertà della Spirito.
Così i salmi sono diventati la preghiera prediletta della Chiesa; preghiera delle ore per i monaci, preghiera quotidiana per i fedeli, fonte inesauribile per la liturgia.
Giovanni Crisostomo diceva: “Se noi celebriamo le vigilie in chiesa, David, cioè i salmi, viene per primo e per ultimo e in mezzo. Se di buon mattino cantiamo melodie di inni, David è ancora primo, ultimo e in mezzo. Se facciamo lutto per i trapassati, se le vergini in casa siedono al telaio, ancora David è primo, ultimo e in mezzo. O meraviglia! Molti, che appena conoscono i primi rudimenti delle lettere, sanno il salterio a memoria”. Anche Girolamo conferma l’ampia diffusione e l’amore per i salmi fra tutti i cristiani. Scrive “Dovunque ti rivolga, il contadino con l’aratro canta l’Alleluia, il mietitore alleggerisce la sua fatica con i Salmi; il vignaiuolo, mentre pota con la sua roncola, canta qualcosa di Davide. È a motivo di questa consuetudine di pregare con i salmi, comune a tutti i cristiani, che Agostino non volle cambiare l’antica versione latina dei salmi, ormai entrata nella memoria e nel cuore dei fedeli e si rifiutò di usare in chiesa la traduzione fatta da Girolamo. Scrive Agostino: “Non voglio che la recente traduzione dall’ebraico venga letta nelle chiese perché, introducendola come una novità, non turbiamo con grave scandalo i fedeli di Cristo le cui orecchie e i cui cuori sono abituati ad ascoltare quella versione che è stata approvata anche dagli apostoli”.
È dunque alla luce di questa lunga e profonda esperienza di preghiera che noi usiamo i salmi. Con il salterio con si prega soli; si prega con tutti coloro che hanno pregato prima di noi, con i fedeli dell’antica e della nuova alleanza. I salmi, preghiera di Israele, preghiera di Cristo, preghiera della Chiesa, diventano oggi la nostra preghiera.