per nutrire la fede …


SALMO 123 (122)
“I NOSTRI OCCHI
SONO RIVOLTI AL  SIGNORE”
- Estate con i Salmi (6) -


1    A te alzo i miei occhi,
    a te che siedi nei cieli.

2    Ecco, come gli occhi dei servi
    alla mano dei loro padroni,
    come gli occhi di una schiava
    alla mano della sua padrona,
    così i nostri occhi al Signore nostro Dio,
    finché abbia pietà di noi.

3    Pietà di noi, Signore, pietà di noi,
    siamo già troppo sazi di disprezzo,
4    troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti,
    del disprezzo dei superbi.


Comincio la lettura del salmo 123 (122) dal basso, dalle righe nelle quali il salmista descrive la situazione insopportabile in cui si trova (vv. 3b-4).
All’inizio il salmista si è introdotto parlando al singolare (“Alzo gli occhi”), ma poi subito è passato al plurale (“I nostri occhi”). Parla dunque a nome di un gruppo.
Un gruppo di credenti, forse dispersi in terra straniera (ma non sappiamo), che non riescono più a sopportare la condizione che sono costretti a vivere: “Noi siamo troppo sazi degli scherni” (v. 4). Non si tratta di una situazione di particolare violenza, come la persecuzione o la schiavitù. E’ una situazione di derisione e di disprezzo. Ma dover sopportare a lungo l’umiliazione può essere peggio della violenza.

Il gruppo, di cui il salmista si fa portavoce, è oggetto di continue umiliazioni da parte di uomini superbi e gaudenti. Umiliato, il salmista alza gli occhi al cielo, e si accorge che solo Dio è in alto.
Gli arroganti, che si credono in alto e disprezzano coloro che ritengono inferiori, in realtà sono in basso come tutti. Se guardi dall’alto di Dio, le differenze scompaiono.

Il salmista sa che in alto c’è solo il Signore, e perciò tiene gli occhi fissi su di lui, in attesa: “Pietà di noi, Signore, pietà di noi”.
Il verbo ebraico tradotto con “avere pietà” indica l’atteggiamento di chi, seduto in alto, si china abbassandosi per mettere il suddito a proprio agio. L’esatto contrario dei superbi che si innalzano per umiliare.

Il gruppo degli umiliati rivolge a Dio un’invocazione pressante (l’imperativo “abbi pietà” è ripetuto due volte), ma al tempo stesso rispettoso e discreto. Non pretendono che Dio subito si chini, non gli fissano il tempo. Restano con gli occhi rivolti a lui, in attesa “finché abbia pietà di noi”.

***

La celebre scultura del Museo del Cairo che raffigura lo scriba con la mano pronta sul papiro e gli occhi fissi al suo signore sembra quasi la rappresentazione dell’immagine centrale di questo bel salmo. Gli occhi dei servi spiano con estrema attenzione le mani dei loro padroni per cogliere  anche il più piccolo segno della loro volontà e della loro benevolenza.

Gli occhi del povero e dell’emarginato sono anch’essi fissi sulle mani del Signore perché appena esse si muoveranno, creeranno giustizia e libertà distruggendo “i folli e i potenti”.

È particolarmente forte la descrizione della sazietà a cui il giusto è ora sottoposto: ingozzato da troppi insulti, con la gola sazia di sputi e di scherni (v.4).

***
Ma pure i tuoi occhi, o Dio, sono amorosamente fissi sopra i tuoi giusti. Nessuno degli altri dei è geloso quanto tu sei geloso del tuo umile fedele.
“Poiché hai guardato all’umiliazione della tua serva, ecco che tutte le genti mi chiameranno beata”.

***
Ma io amici vi chiamo, non servi, a voi il cuore del Padre ho svelato e vi ho dato il suo Spirito Santo: nella gioia vivete e cantate.



PREGHIAMO [di David Maria Turoldo]

Padre, donaci occhi sempre fissi ai tuoi cenni,
uno spirito sempre attento
a tutte le tue aspirazioni,
a ogni segno, piccolo o grande,
dei tuoi misteriosi interventi
nella vita dell’uomo,
sicuri che non abbandoni i tuoi fedeli
in balìa di nessuno.
Amen