Il nome di battesimo, Ceferino, è la forma spagnola di Zeffirino, il santo del giorno in cui è stato battezzato. Ceferino Jiménez Malla, detto El Pelé, è il primo zingaro che la Chiesa pone sugli altari. Nasce nella povertà, che diventa miseria quando suo padre abbandona la famiglia per andarsene con un’altra donna. Ceferino non va a scuola, aiuta in casa come può (fa e vende ceste di vimini) e sui quarant’anni si trasferisce a Barbastro, dopo avere sposato da giovane Teresa Jiménez Castro al modo zingaro, senza rito religioso (che sarà celebrato soltanto nel 1912). Non avendo figli, adottano Pepita, una nipote di Teresa. Figura imponente, espertissimo di cavalli e muli, diventa un mediatore stimato per la sincerità (dote piuttosto rara, in questo mestiere). Ma poi si fa negoziante in proprio, per un gesto che incanta tutta Barbastro: ex sindaco di Barbastro, malato di tbc, sviene un giorno per strada, tra sbocchi di sangue che fanno scappare tutti, anche chi precedentemente lo riveriva. E soltanto lui, Ceferino, senza paura, accorre, lo aiuta e lo porta sulle spalle a casa. La ricca famiglia del malato lo ringrazia con una somma di denaro, e lui può così avviare un prospero commercio. Diventa un notabile. Ma soprattutto pratica anche sulle piazze la fede, che ha raggiunto completamente da adulto. Prega per strada, con la corona del Rosario in mano.

Gira d’inverno a soccorrere gli zingari più poveri, ma non solo loro. Tutti sono “prossimo” per lui, che costruisce giorno per giorno il capolavoro della sua vita di credente, convalidata dalle opere. Analfabeta, ha ugualmente “letto” gli ammonimenti dell’apostolo Paolo ai Corinzi, e realizza in sé la carità che "tutto copre, tutto crede, tutto sopporta". E pure le calunnie sopporta, accusato falsamente di furto ("È uno zingaro...") e poi trionfalmente assolto.

Torreggia nei gruppi dei “Giovedì eucaristici”, della San Vincenzo, del Terz’Ordine Francescano... Tutti lo vogliono, questo zingaro comunicatore di speranza, questo promotore di gioia. Ancora in vita, c’è chi già lo chiama “santo”. Luglio 1936, guerra civile in Spagna. Ceferino è arrestato da un reparto di anarchici perché, a 75 anni, si è lanciato tra loro per liberare un prete che portavano via. (C’è una strage di clero a Barbastro).

E lui prega a voce alta, a testa alta, non chiede pietà. Quando lo fucilano, alcuni giorni dopo nel cimitero, l’ultimo suo grido è "Viva Cristo Re!".

L’ultimo gesto è quello della mano che tiene alta la c-roncina del Rosario come una bandiera. L’indomani si ordina agli zingari di scavare una fossa comune per tutti i fucilati, tra cui c’è El Pelé. Poi sui corpi si butta calce viva. Per questo non c’è il suo corpo.

 

Il 4 maggio 1997, in Roma, alla presenza di migliaia di zingari, Giovanni Paolo II proclama Ceferino beato. 

Beato Zeffirino – Francescano del Terz’ordine

Rimasto vedovo, l’anziano kalò continuò a frequentare la chiesa, anzi lo si vide crescere nell’impegno di preghiera: la sua grande fede si manifestò sempre più chiaramente.

Zeffirino si iscrisse al Terz’Ordine Francescano, cioè volle seguire l’esempio di San Francesco d’Assisi nella vita cristiana.

Alcune testimonianze sul Beato Zeffirino, Francescano del Terz'ordine.

Un anziano sacerdote di Barbastro, la città del martire:

I Padri Cappuccini vollero far rivivere il Terz'Ordine Francescano nella parrocchia di San Francesco d'Assisi a Barbastro, Invitarono anche noi ragazzi e giovani del seminario diocesano e alcuni tra noi accettarono: anch'io volli iscrivermi. Si celebrò una solenne funzione religiosa; ci fu imposto il cordone di San Francesco e lo scapolare: le insegne del Terz'Ordine. Ciò che più colpì la mia fantasia di ragazzo fu il vedere il Pelè – soprannome di Zeffirino- in qualità di portabandiera dei terziari. L'uomo portava pure lo scapolare al petto e teneva alta con le sue mani la bandiera. Non sapevo quale fosse il suo vero nome. Però sapevamo tutti che era un gitano e conoscevamo il suo soprannome.

Padre Luis Longas storico cappuccino del convento di Saragozza è riuscito a precisare la notizia risalendo al mensile “El Terziario Franciscano” che veniva stampato a Pamplona, nel maggio 1926 troviamo questa notizia:

-il 28 marzo è stato costituito canonicamente il Terz’Ordine Francescano di Penitenza nella parrocchia S. Francesco d’Assisi” Si erano iscritti 156 fedeli, il vescovo si era fatto terziario all’inizio del mese. Lo stesso foglio riporta i nomi della giunta che dirigeva il numeroso gruppo e tra i dieci consiglieri, nel settore maschile, troviamo Ceferino Jimènez. In quell’anno cadeva il centenario della morte di S. Francesco.”

Zeffirino talvolta metteva lo scapolare alle nipoti, voleva forse passare alle bambine in modo visibile la devozione che lui aveva per San Francesco.

 

Conejo, un'anziano gitano raccontava di avere chiaro in mente che da ragazzetto stava accanto allo zio Pelè quando lui portava lo stendardo durante le processioni. Lo zio teneva il fiocco in basso e allargava la bandiera perchè si vedesse bene l'immagine.

 

Telinè una nipote di Zeffirino, ricorda che lo zio andava ogni giorno alla Messa e faceva la comunione. Secondo l'usanza del tempo Zeffirino per fare la comunione ogni giorno si confessava tutte le settimane.

La nipote Maruja ricorda “Alla domenica si confessava” da vero cattolico credeva nell'efficacia dei Sacramenti.

 

Roman Celaya nella sua deposizione al processo diocesano poteva assicurare che “era abituato a recitare il rosario seduto sulla sedia di casa sua” e che “molte volte lo vidi portare il rosario in tasca”

 

Il Bomba informa che Zeffirino pregava per strada recitando il rosario. Ricorda che aveva la corona in mano mentre di recava alla chiesa “Ci salutava poi andava avanti e pregava. Lo dico perchè vedevo che muoveva le labbra...”

 

Fra Damaso Bianchi cappuccino pitturò un quadro -olio su tela 1,40x2,50- che raffigurava il Beato Zeffirino con stendardo del Terz' Ordine Francescano. Alla morte di Fra Damaso Bianchi il Padre Superiore del convento di Viale Piave in Milano, ha gentilmente regalato il quadro ai promotori della causa di canonizzazione del Gitano. Essi lo hanno passato alla Parrocchia di S.Francesco d'Assisi in Barbastro (Spagna) dove è esposto all'ingresso della prima cappella al mondo dedicata al Beato terziario francescano .

 

Un'altra opera d'arte, una statua è in programmazione, il progetto è di Luisa Marzatico, terziaria francescana OFS di Oreno-Mi-.