FIGLIA E ANCELLA, MADRE E SPOSA:
MARIA PRIMA DISCEPOLA...(6)

Sempre guidati da Francesco, vogliamo rivolgere il nostro sguardo a Maria, la cui presenza discreta ritorna continuamente nell’Ufficio della Passione, con l’Antifona mariana. Può forse sembrare un po’ scontato che, alla fine delle nostre riflessioni, ci sia la considerazione di Maria, come capita spesso nelle prediche; ma non si tratta di una semplice consuetudine ecclesiastica, quanto della convinzione che Maria gioca un ruolo significativo nella nostra fede e anche nel nostro rapporto con Dio Uni-Trinità, perché è la madre di Gesù.

È proprio questa singolare relazione di Maria con le tre divine persone che costituisce l’oggetto della contemplazione di Francesco nell’Antifona mariana dell’Ufficio della Passione(FF 281): Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te, nata nel mondo, tra le donne, figlia e ancella dell’altissimo sommo re il Padre celeste, madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito santo; prega per noi con san Michele arcangelo e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i santi, presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore e Maestro. Gloria al Padre...

L’Ufficio della Passione aveva un struttura molto semplice e  prevedeva che ogni salmo fosse sempre incorniciato da questa antifona, dedicata a Maria. Questo ci fa capire che la preghiera di Francesco, espressa nei salmi, è come abbracciata e accompagnata costantemente dalla presenza di Maria, invocata sempre all’inizio e alla fine del salmo. Si tratta, forse, di una buona indicazione anche per la nostra preghiera? Il testo dell’antifona è nettamente diviso in due parti: nella prima, di carattere contemplativo, la Vergine  Maria viene celebrata nei suoi legami con le tre divine Persone della Trinità, mentre nella seconda parte se ne chiede l’intercessione  presso il Figlio Gesù. Si tratta della stessa successione di momenti che troviamo nell’Ave Maria: la prima metà è formata di frasi evangeliche, che contemplano il mistero di Dio in Maria, e la seconda parte si rivolge a lei, chiedendo la sua preghiera e intercessione.

In questa antifona troviamo applicati a Maria i titoli di figlia, sposa e madre, cioè di alcuni legami familiari primari, che qui indicano le sue relazioni con le tre divine Persone: figlia e ancella del Padre, sposa dello Spirito, madre del Figlio. Può essere utile ricordare che anche nella Lettera a tutti i fedeli Francesco evoca tali legami, per definire tutti i fedeli cristiani, con l’utilizzo di immagini ed espressioni di chiara matrice biblica, che riecheggiano l’episodio evangelico in cui Gesù, cercato da sua madre e dai suoi fratelli, afferma: “Chiunque fa la volontà del Padre mio, questi è per me fratello, sorella e madre” . Così si esprime Francesco: ... riposerà su di essi lo Spirito del Signore, e farà presso di loro la sua abitazione e dimora ;     e sono figli del Padre celeste  del quale compiono le opere, e sono sposi, fratelli e madri  del Signore nostro Gesù Cristo. Siamo sposi, quando l'anima fedele si unisce al Signore nostro Gesù Cristo per virtù di Spirito Santo. Siamo suoi fratelli quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli . Siamo madri, quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, lo generiamo attraverso le opere sante, che devono     risplendere agli altri in esempio .

L’antifona alla Vergine dell’Ufficio della Passione, che applica a Maria questi stessi titoli che altrove designano la comune condizione del cristiano, sembra quindi suggerire di identificare in Maria la perfetta cristiana, colei che ha pienamente realizzato la vocazione di tutti. Ma è importante ricordare che è la vocazione di tutti, non uno straordinario privilegio di Maria: lei ha realizzato questa vocazione in maniera splendida, ma è bello vedere che è anche la nostra vocazione.
Ritroviamo peraltro la ripresa di questi stessi titoli di “figlia e ancella dell’altissimo sommo Re, il Padre celeste” e di “sposa dello Spirito santo” anche nella forma di vita indirizzata da Francesco a Chiara e alle sue sorelle , dove le parole applicate dall’antifona a Maria sono tranquillamente applicate alla vocazione di Chiara e delle sorelle, in una significativa sovrapposizione tra Chiara e Maria. Questo ci fa pensare che Maria, nella preghiera e nell’esperienza di Francesco, è il modello di vita che presenta già compiuta la comune vocazione, quella di Chiara e delle sorelle ma anche di tutti i cristiani. Da notare, nel testo di Francesco, che Maria è “figlia e ancella” del Padre: quel titolo di ancella riecheggia proprio il brano evangelico di Luca, dove Maria si dichiara la serva (ancilla, nel testo latino) del Signore. Questo modo di considerare Maria in relazione alle tre divine persone era davvero una caratteristica di Francesco: ne troviamo conferma nell’altra preghiera mariana che troviamo negli scritti di Francesco (FF 259):  Ave, Signora, santa regina, santa Madre di Dio, Maria che sei vergine fatta Chiesa ed eletta dal santissimo Padre celeste,    che ti ha consacrata insieme col santissimo suo Figlio diletto e con lo Spirito Santo Paraclito; tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene.
Anche in questo testo Maria è “eletta dal Padre e da lui consacrata, insieme col Figlio e con lo Spirito”: si tratta ancora una volta dello sguardo del credente Francesco, che considera Maria non come una realtà a sé stante, ma in profonda relazione col mistero cristiano del Dio uno e trino.
Il mistero di Maria rimanda dunque Francesco alle tre divine persone; sembra quasi che egli voglia dirci che il segreto vero di Maria sta nel suo rapporto con Dio, e che possiamo capire davvero chi è lei solo guardando al mistero di Dio.
Ma questo è vero sia per Maria che per noi: se voglio capire davvero chi sono io, devo guardare al mio rapporto con le tre divine persone. Anch’io, come ogni altra persona, posso essere davvero compreso nel profondo solo se mi considero il figlio di Dio, che mi è Padre, se riconosco di essere abitato dallo Spirito del Signore, che mi anima e mi trasforma, e incorporato a Cristo, alla sua pasqua di morte e risurrezione. Tutto questo, ovviamente, ci rimanda al battesimo, realtà fondante la nostra vita cristiana, che ci ha fatti entrare in questa relazione profonda con la santa Trinità.

Queste preghiere ci invitano a riconsiderare la presenza di Maria anche nella nostra vita cristiana: al di là della maggiore o minore devozione che ognuno di noi può coltivare verso Maria, ella è una presenza che fa parte delle radici della nostra fede, perché ella è la radice da cui proviene Gesù, ed ogni volta che guardiamo a Gesù non possiamo dimenticare che egli è il figlio di Maria, oltre che il figlio di Dio. La nostra fede in Gesù Cristo si incontra dunque con questa femminile e materna presenza, che ha da dire qualcosa anche alla nostra vita cristiana.

Abbiamo così evidenziato un altro tratto della spiritualità francescana, che è il riferimento a Maria, contemplata nel cuore del mistero trinitario.

Fondati nel mistero trinitario, ci apriamo alla gratuità, all’insegna della quale si è posta in modo speciale l’esistenza di Maria, prima discepola.
Con lei contempliamo il mondo e la persona umana come sacramenti della presenza divina, abitati dall’incessante opera creatrice della Trinità nell’universo.

Questa divina attività ci è testimoniata anche dalla natura, dall’arte e dalla bellezza, dall’incontro interpersonale, dalle tante forme di ricerca condivisa con altri, dagli affetti e dalle amicizie.
In questo orizzonte possiamo:
– guardare al corpo con gli occhi di Dio e scoprirci abitati da Lui.
– Toccare le piaghe degli altri e le proprie, scoprendo in esse i pozzi d’acqua viva attraverso i quali lo Spirito ci raggiunge.
– Superare la tensione volontaristica che ci fa tenere tutto ossessivamente sotto controllo, confermando quel senso di autosufficienza così radicato in noi.
– Superare il “tutto già e ora” per aprirci alla gioia della vita come processo, con le sue dimensioni paradossali.

Ritornare all’unico assoluto che è Dio solo, rallegrandoci del nostro essere creature, chiamati alla santità attraverso il cammino aperto dall’incarnazione.

del carisma è vista nel vivere la forma di vita di Gesù e di sua madre: con questo significativo allargamento, inclusivo “della sua santissima madre”.