RESTITUIAMO OGNI COSA A DIO NELLA LODE
E NEL RENDIMENTO DI GRAZIE… (5)

I salmi dell’Ufficio della passione sottolineano diversi aspetti della spiritualità francescana: tra questi l’invito alla lode e al rendimento di grazie, a partire da uno sguardo posato su tutte le creature, animate e inanimate, uomini e animali, in un universale abbraccio di esultanza. Così si esprime, ad esempio, il Salmo X:

1 Acclamate al Signore, tutta la terra, intonate un salmo al suo nome: date gloria alla sua lode (Sl 65, 1-2).
2 Dite a Dio: Quanto sono terribili le tue opere, Signore: per la tua grande forza i tuoi nemici ti blandiranno (Sl 65, 3).
3 Tutta la terra ti adori e salmeggi per te: intoni un salmo al tuo nome (Sl 65, 4).
4 Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio, e narrerò quanto ha fatto per la mia vita (Sl 65, 16).
5 A lui io ho gridato con la mia bocca: ed esultai con la mia lingua (Sl 65, 17 R).
6 Ed esaudì la mia voce dal suo tempio santo: e il mio grido fu al suo cospetto (Sl 17, 7).
7 O genti, benedite il nostro Dio: e fate risuonare la voce in sua lode (Sl 65, 8).
8 E in lui saranno benedette tutte le tribù della terra: tutte le genti lo magnificheranno (Sl 71, 17).
9 Benedetto il Signore Dio d’Israele: il solo che compie meraviglie (Sl 71, 18).
10 E benedetto in eterno il nome della sua maestà: e tutta la terra sarà ripiena della sua maestà. Fiat, fiat (Sl 71, 19).

Questo salmo è un grande invito alla lode del Signore: possiamo cercare di evidenziare i destinatari di questo invito, e il motivo della lode.
Il salmista si rivolge ripetutamente a “tutta la terra” (vv.1.3.10) che è invitata a lodare Dio, con uno sguardo che dunque si allarga al cosmo intero; ma è anche evidente che l’invito è rivolto in modo speciale a “voi tutti che temete Dio” (v.4), alle “genti” (v. 7), a “tutte le tribù della terra” (v.8). I destinatari dell’invito sono dunque sia le creature inanimate che le persone.

In questo invito che si allarga a tutti riconosciamo un tratto significativo della spiritualità francescana, che privilegia la dimensione fraterna, estendendola ad ogni uomo. Quando parliamo di fraternità non intendiamo limitarci al nostro gruppo, o alla nostra comunità cristiana, e nemmeno soltanto alla Chiesa: fratello è titolo che riconosciamo vero per ogni uomo, pur nella differenza delle relazioni con ciascuno.

Il motivo della lode è identificato nelle “opere” del Signore (v.2), in “quanto ha fatto per la mia vita” (v. 4), perché egli è “il solo che compie meraviglie” (v. 9). A questo proposito, non emerge tanto uno sguardo “cosmico”, al creato, quanto soprattutto al Dio che agisce nella storia, quello di cui ci parla la Bibbia. Certamente, possiamo ricordare che altrove Francesco si sofferma anche sulla dimensione cosmica (basti pensare al Cantico di frate sole) dove il motivo della lode sono le creature in se stesse; ma è utile notare che Francesco non si limita ad uno sguardo “poetico” sulla bellezza delle creature, ma utilizza spesso la chiave di lettura simbolica che gli viene insegnata nella Bibbia. Nel Cantico stesso, a proposito del sole, che è la prima delle creature che egli evoca, dice che “ello è bello e radiante cum grande splendore; de Te, Altissimo, porta significazione”. Si tratta di una lettura simbolica, che nel sole legge la presenza del Creatore, e possiamo pensare che questa sia l’attitudine di fondo con cui Francesco guarda tutta la realtà. 

Anche i biografi, parlando del rapporto di Francesco con le creature, mettono in evidenza che “la sua carità si estendeva con cuore di fratello non solo agli uomini provati dal bisogno, ma anche agli animali senza favella, ai rettili, agli uccelli, a tutte le creature sensibili e insensibili. Aveva però una tenerezza particolare per gli agnelli, perché nella Scrittura Gesù Cristo è paragonato, spesso e a ragione, per la sua umiltà al mansueto agnello. Per lo stesso motivo il suo amore e la sua simpatia si volgevano in modo particolare a tutte quelle cose che potevano meglio raffigurare o riflettere l'immagine del Figlio di Dio” (1 Cel 77: FF 455). E ricordano che Francesco si preoccupava di togliere i vermi dalla strada per metterli in luogo sicuro, perché nel salmo 21,7 il Signore dice “Io sono verme e non uomo”; e davanti alla bellezza dei fiori evocava il fiore spuntato dalla radice di Iesse, che è il Signore Gesù (1 Cel 80-81: FF 458-461); e camminava con riverenza sulle pietre, perché nei salmi è Dio la roccia, la pietra sicura cui affidarsi (2 Cel 165: FF 750). In tutti questi casi, egli guarda alle creature attraverso il filtro della Bibbia, che lo invita a leggere simbolicamente gli agnelli, le pietre, l’acqua o perfino i vermi. I libri biblici stessi sono pieni di immagini prese dal creato, e dunque lo sguardo sul creato di Francesco, uomo biblico, evoca continuamente quanto dice la Scrittura.

Abbiamo detto che l’invito alla lode è motivato per le opere del Signore: non solo per il suo ruolo di creatore, che risplende nelle sue creature, ma anche per tutte le opere che egli ha compiuto nella storia, e specialmente nella propria personale esperienza: “Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio, e narrerò quanto ha fatto per la mia vita”. 

Il salmo invita dunque alla lode e al rendimento di grazie: si tratta di un atteggiamento fondamentale della spiritualità francescana. Se si esaminano le preghiere di Francesco, ci si accorge subito che la stragrande maggioranza è costituita da preghiere di lode e di rendimento di grazie; solo un piccolo numero sono preghiere di domanda o di pentimento. Lodare e rendere grazie, per Francesco, significa restituire a Dio il bene che riconosciamo provenire da Lui. La lode è una risposta ad un dono ricevuto, come il dire “grazie” è il segno che ci siamo accorti di aver ricevuto qualcosa.
Alla base della lode sta dunque l’attitudine a riconoscere i doni di Dio: solo chi ha uno sguardo capace di vedere i doni del Signore può dirgli grazie! Uno dei problemi di molte persone, che non sanno lodare il Signore, è che non vedono i motivi per lodarlo; è chiaro che se non vedo i doni del Signore, se penso che quanto vivo è mia proprietà e non un dono ricevuto, allora diventa difficile rendere grazie a Dio. Lo sguardo della fede sta alla base della lode e del rendimento di grazie; usando il linguaggio di Francesco, potremmo dire che al fondamento sta sempre “lo Spirito del Signore e la sua santa operazione”, che suscita in noi uno sguardo credente, capace di riconoscere i doni di Dio, e che ci conduce a ringraziarne il Signore.

Se riconosco con Francesco che Dio solo è “ogni bene, il sommo bene, tutto il bene e che Lui solo è buono”, mi sento quasi spontaneamente invitato a restituire a Lui ogni bene, attraverso la lode e attraverso le opere di una vita santa, che è l’altro modo di restituire a Dio i beni che da lui provengono.

La lode, infatti, si mescola alla vita, perché non può essere espressa solo a parole, ma deve coinvolgere il nostro modo di agire; contemporaneamente, conferisce al nostro agire quel tratto gioioso e riconoscente, che contraddistingue il francescano.

Abbiamo dunque evidenziato un altro tratto caratteristico della spiritualità francescana, che è la restituzione a Dio di ogni bene attraverso la lode e attraverso la vita; e abbiamo anche ricordato la dimensione di fraternità universale che attraversa tale spiritualità.