IL FIGLIO RIVOLTO AL PADRE NELLO SPIRITO
NELL’INCARNAZIONE E NELLA PASQUA (4)

L’Ufficio della passione manifesta una buona sensibilità ai tempi liturgici, durante i quali cambiano i testi previsti; in particolare per il tempo di Natale è previsto un salmo, che viene recitato a tutte le ore, e che nella raccolta dei salmi è l’ultimo: il Salmo XV.

1 Esultate in Dio nostro aiuto (Sl 80, 2): acclamate al Signore Dio vivo e vero con voce d’esultanza (cfr. Sl 46, 2).
2 Perché il Signore è eccelso: Re terribile, grande su tutta la terra (Sl 46, 3).
3 Perché il santissimo Padre (Gv 17,11) dal cielo, nostro Re prima dei secoli (Sl 73, 12), ha mandato il suo diletto Figlio (cfr 1 Gv 4, 9) dall’alto: e nacque dalla beata vergine santa Maria.
4 Egli mi ha invocato: Tu sei mio Padre: ed io lo costituirò mio primogenito, eccelso sopra i re della terra (Sl 88, 27-28).
5 In quel giorno il Signore ha annunziato la sua misericordia: e nella notte il suo cantico (Sl 41, 9).
6 Questo è il giorno che ha fatto il Signore: esultiamo e rallegriamoci in esso (Sl 117, 24).
7 Perché il santissimo bambino diletto ci è stato dato ed è nato per noi (cfr. Is 9, 6) lungo la via ed è stato deposto nella mangiatoia: perché non aveva un posto nell’albergo (cfr. Lc 2, 7).
8 Gloria al Signore Dio nell’alto dei cieli: e pace in terra agli uomini di buona volontà (Lc 2, 14).
9 Si allietino i cieli ed esulti la terra, si scuota il mare e quanto contiene: gioiranno i campi e tutto quanto è in essi (Sl 95, 11-12).
10 Cantate a Lui un cantico nuovo: o terra tutta, cantate al Signore (cfr. Sl 95, 1).
11 Perché grande è il Signore e molto degno di lode: è terribile sopra tutti gli dei (Sl 95, 4).
12 Portate al Signore, o famiglie dei popoli, portate al Signore la gloria e l’onore: portate al Signore la gloria al suo nome (Sl 95, 7-8).
13 Recate in offerta i vostri corpi (Cfr Sl 95, 8 + Rm 12, 1) e portate sulle spalle la sua santa croce (cfr Lc 14,27): e seguite fino alla fine i suoi santissimi precetti.

Questo testo, usato nel tempo di Natale, è una rielaborazione del Salmo VII, viene ripreso quel testo, e dopo i primi 3 versetti ne vengono inseriti 5 nuovi, dedicati esplicitamente al tema del Natale, per poi riprendere il testo base con gli ultimi 5 versetti.

L’andamento del testo, nel suo insieme, presenta in chiave di lode una specie di movimento dall’alto al basso:
vv. 1-2: si parte dall’alto, con un invito alla lode al Dio eccelso;
v. 3: di tale Dio si dice che “ha mandato dall’alto il suo Figlio diletto”; mentre il testo precedente (Salmo VII) continuava dicendo che “ha operato la salvezza nel mezzo della terra”, qui si sottolinea il mistero dell’incarnazione, dicendo che “egli è nato dalla beata Vergine Maria”.
v. 4: si evidenzia il dialogo Padre – Figlio: con la citazione del salmo 88, “egli mi ha invocato: Tu sei mio Padre” ci si pone in ascolto del dialogo all’interno della Trinità, scrutando il mistero della eterna generazione del Figlio, che nasce nel tempo.
vv. 5-6: si esalta la misericordia inviata da Dio: il versetto del salmo 117, con il riferimento al “giorno fatto dal Signore” contiene un’eco pasquale, perché si tratta del versetto continuamente ripetuto nel tempo di pasqua: “Questo è il giorno che ha fatto il Signore: esultiamo e rallegriamoci in esso”.
v. 7: Si sottolinea una specie di contrasto tra la santità di Dio e la povertà della nascita di Gesù: egli è il “santissimo bambino diletto” di cui aveva parlato Isaia, ma è nato “lungo la via e posto nella mangiatoia” di Betlemme. Francesco è colpito dalla povertà di questa nascita.
v. 8: Il gloria angelico e la lode riportano ancora al racconto evangelico della nascita a Betlemme.
vv. 9-12: La lode cantata dagli angeli si estende all’universo intero.
v. 13: La risposta ai benefici di Dio non è solo lode, ma anche offerta di sé (i propri corpi) e sequela sulla via della croce.

Emerge nuovamente la spiritualità trinitaria di Francesco (anche qui si parla di Padre e Figlio), con il suo sguardo al mistero eterno del Figlio, al suo essere inviato dal Padre per misericordia, alla nascita in povertà, con un invito universale alla lode che chiede una risposta di vita. La contemplazione del mistero suscita una risposta, che è restituzione, nella lode e nell’offerta di sé.
Da questi testi emerge una considerazione molto “alta” e trinitaria di Cristo: se qui è  sottolineata solo la figura del Padre che manda il suo Figlio, altrove troviamo presente anche il ruolo dello Spirito; comunque l’incarnazione è vista (molto correttamente) come opera del Padre e dell’intera Trinità, e non è una considerazione isolata del solo Gesù bambino.
Emerge il tema del cristocentrismo francescano: è comunque cristocentrismo trinitario, in cui non c’è mai una considerazione “isolata” di Cristo, ma sempre in relazione alle altre divine persone, specialmente in relazione al Padre, con il quale egli ha un rapporto specialissimo, molto evidenziato da Francesco. Andranno rivisti alcuni stereotipi tradizionali sulla devozione francescana all’umanità di Cristo, perché Francesco non si concentra sugli aneddoti evangelici e nemmeno sui tratti immediatamente “sentimentali” della vicenda umana di Gesù. Ad esempio, della passione egli non sottolinea gli aspetti più “doloristici” e fisici, ma il contrasto interiore, espresso nella preghiera nell’orto degli ulivi; o parlando della nascita, in questo testo, è molto sobrio; piuttosto che la scena del presepio, rievoca il mistero dell’incarnazione e la povertà scelta da Gesù insieme alla Vergine Maria. 
Francesco non cita mai Filippesi 2,6-11, ma potrebbe essere il testo giusto per esprimere la sua visione: “Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma apparso in forma umana spogliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte di croce”.
Anche la tradizione teologica francescana, successiva a Francesco (in particolare il beato Giovanni Duns Scoto) sottolineerà in maniera molto forte il significato dell’incarnazione, nella quale si manifesta il ruolo di Cristo quale centro del cosmo e della storia; ma sempre in una prospettiva trinitaria, per cui Cristo sta al centro per continuo riferimento al Padre, di cui è il Figlio incarnato, ed allo Spirito, che è totalmente “relativo” a Cristo, perché lo porta nel mondo (et incarnatus est de Spiritu Sancto) ed è da lui donato al mondo nella Pasqua.
La pasqua, infatti, sta sullo sfondo della considerazione di Gesù: l’incarnazione è un mistero grande perché conduce alla pasqua della nostra salvezza. A questo proposito abbiamo sottolineato la presenza, in questo salmo, del versetto tipicamente pasquale “Questo è il giorno che ha fatto il Signore: esultiamo e rallegriamoci in esso”, quasi a sottolineare questo collegamento.

Se vogliamo approfondire come Francesco considera la pasqua di Cristo, possiamo ritornare al salmo VI di Nona, che abbiamo già meditato: noi ci siamo limitati a evidenziarne soprattutto il carattere trinitario, ma è evidente  che in quel testo si parla soprattutto del mistero pasquale: nella prima metà del salmo è Gesù stesso che prega nella sua passione con le parole del salmo 21, risuonate sulla croce; e nella seconda metà del testo è ancora Gesù, nella gioia della resurrezione, che può dire “Io mi addormentai e risorsi: e il mio padre santissimo mi accolse con gloria”. 

La pasqua di morte e risurrezione è vista in questo salmo con gli occhi di Gesù, che prega il Padre suo: ancora una volta ritroviamo la considerazione di Gesù come Figlio del Padre, all’interno di un dialogo di supplica, di lode e di rendimento di grazie.