SEGUIRE IL SIGNORE NELLA TRIBOLAZIONE,
NELL’INFERMITÀ, NELLA TENTAZIONE (3)

La nostra meditazione parte dal Salmo VII, che nell’Ufficio della Passione è recitato per il vespro.

1 O genti tutte, battete le mani: acclamate a Dio con voce d’esultanza (Sl 46, 2).
2 Perché il Signore è eccelso: Re terribile, grande su tutta la terra (Sl 46, 3).
3 Perché il santissimo Padre (cfr Gv 17,11) dal cielo, nostro Re prima dei secoli, ha mandato il suo diletto Figlio (cfr 1 Gv 4, 9) dall’alto: ed ha operato la salvezza nel mezzo della terra (Sl 73, 12).
4 Si allietino i cieli ed esulti la terra, si scuota il mare e quanto contiene: gioiranno i campi e tutto quanto è in essi (Sl 95, 11-12).
5 Cantate a Lui un cantico nuovo: o terra tutta, cantate al Signore (cfr. Sl 95, 1).
6 Perché grande è il Signore e molto degno di lode: è terribile sopra tutti gli dei (Sl 95, 4).
7 Portate al Signore, o famiglie dei popoli, portate al Signore la gloria e l’onore: portate al Signore la gloria al suo nome (Sl 95, 7-8).
8 Recate in offerta i vostri corpi (Cfr Sl 95, 8 + Rm 12, 1) e portate sulle spalle la sua santa croce (cfr Lc 14,27): e seguite fino alla fine i suoi santissimi precetti.
9 Si scuota tutta la terra per il suo volto: dite tra le genti che il Signore ha regnato dal legno (Sl 95, 9-10 R).
10 Ed è salito al cielo e siede alla destra del Padre (cfr. testo del Credo) santissimo nei cieli: innalzati sopra i cieli, o Dio: e su tutta la terra la tua gloria (Sl 56, 12).
11 E sappiamo che viene: che verrà a giudicare la giustizia (cfr Sl 95, 13).

Il testo di Francesco, dopo i primi due versetti, ripresi dal salmo 46, utilizza soprattutto il salmo 95, rielaborandolo con l’inserzione di versetti del Nuovo Testamento e addirittura con una frase del Credo. 

Non potendoci soffermare in un’analisi articolata del testo, ci limitiamo a due soli esempi di osservazioni sul modo di collegare le citazioni da parte di Francesco, che ci mostrano in tutti i due casi che Francesco rilegge i salmi guardando a Gesù.

Primo esempio: al v. 3 Francesco evoca un versetto del salmo 73, che nel testo del salterio diceva semplicemente: “Il Dio nostro Re, prima dei secoli, ha operato la salvezza nel mezzo della terra”: questa affermazione viene ampliata da Francesco in diversi modi: anzitutto invece del generico “Dio”, egli dice “il santissimo Padre”, e soprattutto specifica che il modo in cui egli ha operato la salvezza è “mandando il suo diletto Figlio”. In questo modo un versetto che affermava genericamente che Dio ci salva viene precisato in senso cristiano: egli ci salva per mezzo del Figlio.

Secondo esempio: al v. 7 Francesco cita il salmo 95, 7-8a: “Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore la gloria e l’onore, date al Signore la gloria del suo nome” che nel testo del salmo si conclude con 8b “portate offerte ed entrate nei suoi atri”: questa seconda parte del versetto viene ripresa, ma insieme mutata da Francesco in “portate in offerta i vostri corpi”, con un mutamento significativo. L’invito del salmo a “portare offerte” viene infatti riletto dal cristiano Francesco, sull’eco del Nuovo Testamento, individuando la vera offerta nel dono della propria persona, come insegna san Paolo: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come offerta vivente, santa e gradita a Dio: è questo il vostro culto spirituale” . La generica offerta del salmo è sostituita nel testo di Francesco con il corpo, come san Paolo invita a fare; e tale attualizzazione in chiave neotestamentaria viene subito approfondita ed estesa: “caricatevi sulle spalle la sua santa croce e seguite sino alla fine i suoi comandamenti”, andando al cuore del messaggio evangelico sulla sequela.

In questo, come in altri casi, l’inserzione di un testo evangelico e il mutamento del salmo non possono essere casuali: essi risultano essere non solo voluti da Francesco, ma attentamente meditati e pensati, e rispondono alla sua intenzione di pregare con le parole e i sentimenti del salmista, ma guardando sempre al mistero di Cristo, in una mirabile sintesi tra Antico e Nuovo, tra parola del salmo e parola evangelica.

Chiediamoci perché Francesco introduce questi mutamenti nei versetti dei salmi: la risposta è che al centro della mente e del cuore di Francesco sta Gesù, e più precisamente Gesù da seguire nella propria vita. Il riferimento a Cristo, che abbiamo visto essere così centrale per Francesco, non è semplicemente una idea, o una astratta elaborazione teologica: Francesco non ha intenzione di fare il teologo o l’esegeta, quando dice che Dio ci ha salvati “mandando il suo diletto Figlio dall’alto”, ma vuole richiamare noi tutti a “portare in offerta i nostri corpi e a portare sulle spalle la sua santa croce”. Sono le frasi tipiche della sequela a cui Gesù ci invita nel vangelo: Gesù è al centro della preghiera di Francesco perché egli vuole seguirlo e portare la sua croce.

Per Francesco non è mai sufficiente riferirsi astrattamente a Gesù o al suo Spirito: questo riferimento deve diventare vita concreta, sequela nel vissuto di ogni giorno. Così dice nell’Ammonizione 6  : “Guardiamo con attenzione, fratelli tutti, il buon pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce. Le pecore del Signore l'hanno seguito nella tribolazione e persecuzione nell'ignominia e nella fame, nella infermità e nella tentazione e in altre simili cose; e ne hanno ricevuto in cambio dal Signore la vita eterna. Perciò è grande vergogna per noi servi di Dio, che i santi abbiano compiuto queste opere e noi vogliamo ricevere gloria e onore con il semplice raccontarle”.

Anche l’espressione tanto cara a Francesco “Avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione” collega strettamente la presenza dello Spirito al suo operare, cioè all’agire nella vita, suscitando in noi una sequela che deve esprimersi nella vita.

Solo mettendo in pratica la parola Francesco riesce a capirla davvero spiritualmente: così accade alla Porziuncola, quando Francesco ascolta il Vangelo dell’invio in missione degli apostoli e lo mette immediatamente in pratica cambiano il suo modo di vestire, per andare senza bisaccia, senza cintura, senza calzari. Si tratta di una pratica ancora ingenua: Gesù, in quel vangelo, non prescrive di certo un modo di vestirsi; eppure Francesco ha bisogno di praticare concretamente quella parola per intenderla meglio, per arrivare a capire i significati più profondi, che però egli può intendere solo passando attraverso la pratica.

Così pure capita a san Damiano: il crocifisso lo invita a riparare la sua casa, e Francesco mette in pratica quel comando restaurando il tetto della chiesetta; solo più tardi, dopo quella pratica materiale, giungerà a una comprensione più profonda, davvero spirituale, che gli farà allargare la sua opera di restauro alla Chiesa intera. 

La differenza tra una comprensione solo intellettuale e la comprensione spirituale della parola di Dio sta forse anche in questo rapporto con la pratica, con l’agire, con la “santa operazione”.

Abbiamo così messo a fuoco un altro elemento tipico della spiritualità francescana, che è la sequela di Gesù vissuta nella pratica di ogni giorno, e non solo come teoria: il discepolo non si limita a guardare a Gesù, ma lo vuole seguire, mettendo i propri passi dove li ha messi lui. La vita concreta di ogni giorno c’entra con la fede di Francesco in Gesù ed anche con la nostra fede.